Essere amatз e accettatз è un bisogno di tuttз ed un diritto primario dell'essere umano.
L'inclusività è un tema importante ed i piccoli progressi passano anche attraverso il linguaggio, in quanto modalità di definire il mondo e di definirci all'interno della relazione.
Non è facile cambiare certe abitudini, ma è doveroso tentare. Io ci provo anche utilizzando lo Schwa, che nell'alfabeto fonetico internazionale corrisponde al simbolo /ə/. Nella forma plurale, invece, viene utilizzato il simbolo /з/. Non più l'asterisco, quindi, che rappresenterebbe il genere maschile ed il protrarsi del modello patriarcale.
Che cos'è lo Schwa? È una vocale intermedia tra la "a" e la "o", definito dalla Treccani "un suono vocalico neutro, non arrotondato, senza accento o tono, di scarsa sonorità; spesso, ma non necessariamente, una vocale media-centrale".
Comunque, è più difficile spiegare lo Schwa che pronunciarlo. Un po' come il diritto all'inclusione. Per capirci, immagina quando a Napoli al posto di bello senti dire "bellə".
Per me è una pronuncia familiare, perché è presente in molti dialetti del Centro e del Sud Italia, ad esempio Campania, Molise, Puglia e Basilicata. Ma non solo, esiste anche in Piemonte.
Inoltre, è presente in francese e in inglese, ma anche in bulgaro e afrikaans puoi trovare lo Schwa accentato. Poi in sloveno (grd si legge /gərd/), nei dialetti catalani, in albanese (arbëreshë si pronuncia /arˈbəreʃ/) ed in rumeno (scritto "ë" e "ă").
Sembrerebbe che si tratti di una vera e propria inclusività linguistica!
E tu, come cerchi di essere più inclusivə? Potresti salvare lo Schwa ed utilizzarlo: eccolo al singolare /ə/ e plurale /з/.
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